In questo articolo racconto la storia dello Sgabello Cubello, con il quale ho partecipato al bellissimo concorso organizzato dalla nota azienda milanese Riva 1920, nata più precisamente a Cantù nel cuore della Brianza oramai quasi un secolo fa. Come si sarà intuito non ho vinto 🙂 , ma è stata comunque un’esperienza molto interessante e importante visto che si è trattato del mio primo concorso in materia di Design dopo aver partecipato a diversi concorsi di Architettura in passato, anche con alcune soddisfazioni niente male.
Forse un pochino di vero c’è quando si dice che l’importante è partecipare…ma solo un pochino 🙂 perchè per un appassionato come me non vincere brucia, sempre! Vi voglio raccontare tutta la storia.
Tutto ha inizio a fine 2015, stavo progettando Casa Anna Rosa, e mi serviva uno sgabello che mi facesse da scalino per raggiungere i pensili più alti della casa, nelle “mie” ormai ricorrenti pareti attrezzate a tutta altezza. Avevo ipotizzato l’uso di questo sgabello anche nel bagno come racconta il render sottostante dell’autunno 2015.
In pratica questo elemento avrebbe dovuto sostituire le note scalette pieghevoli, che sono certo utili, ma che dobbiamo sempre riporre via dopo l’uso, perchè non sono certo bellissime da vedere in giro per la casa, anche quando sono più raffinate come quella dell’esempio qui sopra.
Inoltre doveva essere uno scaletta che quando è “chiusa” non è solo bella, ma porta in se diverse funzioni, ovvero ci si può sedere come fosse uno sgabello, ma può servire anche ad altro come vedremo più avanti.
Come accennavo nell’introduzione nel frattempo venivo a conoscenza dell’esistenza del Design Award Riva 1920 che giungeva alla 3a edizione e che quest’anno chiedeva proprio una proposta di uno sgabello o panca, e quindi, facendo uno più uno, decisi di sviluppare uno sgabello che avrebbe partecipato al concorso e cha avrebbe, indipendentemente dall’esito, costituito una proposta utile nelle case che curo per i miei clienti.
Voglio sottolineare che amo incondizionatamente Riva 1920, da appassionato del legno e del concetto di matericità (per il quale i materiali appaiono in tutta la loro nuda natura estetica) amo questa azienda, i suoi tavoli le sue librerie, ogni cosa, anche i suoi sgabelli, che sono degli oggetti di Design che a volte viaggiano sul confine sottile tra Design e Arte e diventano vere e proprie sculture di legno.
Con il mio Sgabello Cubello le cose sono andate diversamente fin dalla spinta iniziale del processo creativo, nel senso che non volevo fare una scultura, volevo disegnare un oggetto che, si fosse bello, ma che prima di tutto risolvesse un problema tipico di molte case e che racchiudesse in se 3 funzioni diverse:
Come illustra lo schema alla destra dell’immagine, la prima operazione compositiva è stata quella di partire dalla forma pura del cubo ammorbidendo gli spigoli per donargli un aspetto più accogliente e comodo, quasi fosse un pouf imbottito.
Ho poi conferito ulteriore plasticità ad ognuna delle facce del cubo attraverso una depressione volumetrica a forma di sella (una sorta di schiacciamento della superficie come se si trattasse appunto di un materiale morbido e non di legno).
A questo punto si trattava di capire come salire sopra il Cubello, e non volevo far fare lo sforzo di alzare troppo la gamba come quando si deve salire su una sedia, anche perchè è pericoloso e non fattibile da persone più in là con gli anni; di fatto serviva uno scalino che spuntasse fuori dal nulla…
Nasce così un cassetto basso azionabile a push and pull (premi-apri, che puoi far scattare anche con la punta del piede) che è al tempo stesso contenitivo e “calpestabile” grazie al coperchio rigido, e in aggiunta, per usare tutto il volume, nasce anche un vero e proprio cassetto nella parte superiore.
Questi due elementi trasformano il cubo in un contenitore e in uno scalino…
tant’è che c’è stato un momento in cui lo avevo chiamato Sgabello Scalello vi mostro la grafica di questa idea intermedia durante la quale non era ancora deciso se usare il vano superiore a cassetto o con un’apertura dall’alto. Quanto al nome poi ho ceduto di vanità e l’ho chiamato CuBELLO!
Rimane da raccontare qual’è il fattore generatore delle incisioni che dividono il Cubello in tanti quadratini, percepiti come tanti piccoli cubetti o cubelli 🙂 . E’ da una parte un principio modulare e particellare, come un atomo che si può ripetere all’infinito creando infinite forme in altezza, lughezza e profondità.
Ma il primo motivo per cui nascevano i tagli o le incisioni nella forma squadrata è che grazie a loro andavo a risolvere un problema estetico-costruttivo. Come vediamo sempre dallo schema della genesi del Cubello avendo ottenuto due cassetti “incidendo” la forma pura del cubo, sentivo la necessità di nascondere le asole che dichiaravano la presenza di entrambi i cassetti.
E quale modo per nascondere queste asole se non confondendole con un sistema a maglia fitta di tante altre asole, dove a quel punto non sapevi più quale fosse quella di “stacco” materico che permetteva la fuori-uscita del cassetto e quale fosse l’asola solo estetica che determinava con l’insieme di tutti i tagli una particolare vibrazione compositiva!!
Questo espediente è una delle maggiori potenzialità del Cubello che può espandersi a volontà in ognuna delle direzioni, creando panche contenitive o veri e propri comò/cassettiere. Questa possibilità è ben rappresentata nella parte in basso a destra della tavola seguente.
La prima versatilità del Cubello dunque è quella di poter far crescere questo cubo modulare quanto vogliamo e ottenere volumi vibranti che nascondono cassetti o ante che solo voi sapete esistere e che solo premendo dove voi sapete svelano contenimenti segreti.
Oltre a questo ci sarà la possibilità di utilizzare diversi tipi di essenze di legno nel caso del massello, e tutta la gamma delle colorazioni RAL nel caso dell’uso di MDF, per ottenere anche qui quasi infinite possibilità cromatiche ed estetiche.
Questo progetto è stato inserito nel sito JFD nella sessione dei Complementi di Arredo e Oggetti di Design JFD nonostante sia l’unico elemento non ancora realizzato dei 12 presentati e che ho selezionato come i più significativi elementi personalizzati che scaturiscono dai miei progetti sartoriali.
L’ho inserito perchè ci credo e voglio produrlo, anche se per adesso mi trovo in fase di brevettazione e prototipazione, per capire come contenere i costi delle versioni base di questo sgabello. Vi terrò aggiornati appena ci sono novità!
Certo, sarebbe stato bello se avessi vinto il concorso Riva1920, ma visto che non è andata così proverò a lanciarlo personalmente. Chissà che attraverso quest’altra strada non mi dia soddisfazioni ancora maggiori 😉 (E allora lasciatemi sognare… recitava una canzone dei Vernice degli anni ’90).
Tornando al concorso è stato bello partecipare, ed è stato un onore essere valutato dall’immenso Maurizio Riva e tutto il suo entourage. I progetti vincitori sono molto belli, e per chi si è incuriosito o appassionato a questa mia esperienza, di possono vedere i vincitori e i loro sgabelli/panche a questo link: 3° Design Award – Sbabello/Panca in cedro
La premiazione è avvenuta al Salone del Mobile 2016 e io sono andato là pieno di curiosità, ed è stato amaramente bello vedere altri ragazzi e altri progettisti premiati da Maurizio Riva, Michele De Lucchi e altre personalità e mostri sacri del Design Italiano di oggi e di ieri.
Personalmente ho amato particolarmente il lavoro del primo classificato, il designer londinese Boyan Grigorov che ha presentato una panca dal sapore direi quasi “architetturale”, maestosa, elegante, in una parola: bella.
Interessanti anche gli altri classificati e menzionati; col senno di poi pare abbia proprio premiato l’atteggiamento progettuale di carattere scultoreo tipico dello stile Riva1920 come si sarebbe potuto ben intuire da tutti gli sgabelli di design della storia Riva1920.
Il mio sgabello è nato tanto per una questione estetica che funzionale, volendo essere sgabello, scalino, e potremmo dire quasi bauletto o comodino 🙂
…e a chi mi frequenta e mi diceva “Juri hai saputo l’esito? oh speriamo bene, pensi di avere chance?” io rispondevo:
“Ma sai, mai dire mai, io ci spero, considera che abbiamo partecipato in più di 1000 designer da tutto il mondo, e io a onor del vero ho presentato un oggetto che più che essere in “stile Riva1920” è in “stile Foppa Pedretti…”
La risposta ovviamente ha suscitato più di una risata, ma lungi da me mancare di rispetto a Foppa Pedretti, anzi, dicevo tra me e me “vedi mai che venga premiata anche la funzionalità e la trasformabilità anche se non è una peculiarità tipica di Riva1920“
Battute a parte, così non è andata, ma sarà per la prossima volta, ci proverò ancora senz’altro, dopotutto sono giovane, in Italia nel mio mestiere si è considerati giovani architetti fino a 50 anni…in pratica io a 38 sono un progettista in fase puberale. 🙂
In un paese anglosassone non la vedrebbero proprio così, e io mi sento più vicino a loro in tal senso, ma questa è un’altra storia.
Juri Favilli
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