La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica
La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica

La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica

La Casa Kaufmann universalmente nota come “Casa sulla Cascata” è una villa realizzata in America in Pennsylvania dall’architetto Frank Lloyd Wright. Si tratta probabilmente di una casa tra le più belle e famose del mondo, molto di voi la conosceranno ache senza essere addetti ai lavori o senza essere necessariamente appassionati di Architettura.

Ma perchè è così nota? Cosa la rende tanto bella e originale?

Vorrei provare a rispondere a queste domande piuttosto che raccontare la storia di questa casa, perchè le descrizioni filologiche si possono trovare ovunque sul web, da wikipedia a siti o blog di storia dell’architettura.

Vorrei provare a trasmettere alcuni aspetti di questa architettura usando concetti semplici, perchè l’architettura ci riguarda tutti, dal momento in cui varchiamo ogni giorno la porta di casa nostra!

Alain de Bottom, nel sui straordinario libro “Architettura e Felicità” ci insegna che:

“…i prodotti del design e dell’architettura ci parlano del genere di vita più adatto a svolgersi intorno a essi o al loro interno. Ci rivelano quali stati d’animo cercano di suscitare e mantenere nei loro abitanti. Mentre in modo meccanico ci tengono al caldo e ci aiutano, allo stesso tempo ci sollecitano a essere un certo tipo di persone. Ci parlano di visioni di felicità.
Dire che un edificio è bello, quindi, rivela più di una pura e semplice passione estetica; implica un’attrazione verso il particolare stile di vita che l’edificio incoraggia attraverso il tetto, le maniglie, le finestre, le scale, gli arredi. Se percepiamo la bellezza è segno che ci siamo imbattuti in una traduzione pratica di certe nostre idee sulla vita.

In egual modo gli edifici ci sembrano offensivi non solo perchè violano una preferenza estetica privata, ma perchè entrano in conflitto con la nostra concezione dell’esistenza…”

Per spiegare quali elementi della Casa sulla Cascata suscitano cotanta interpretazione di bellezza da quando è nata negli anni 30 del ‘900 a oggi non possiamo non parlare del concetto di Architettura Organica e del modo in cui l’architettura stava cambiando nei primi decenni dello secolo scorso.

Infatti l’inizio del secolo scorso è stato protagonista di una delle rivoluzioni sullo stile e sul linguaggio dell’architettura più drastico della storia dell’uomo, complice la scoperta pochi decenni prima del calcestruzzo armato.

La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica

Banalizzando un attimo la storiografia siamo passati in pochissimi anni dal neoclassico, dai vari pittoreschi modernismi e più in generale dall’uso variegato dei decori in architettura, all’azzeramento di ogni orpello e al concepimento di un architettura che doveva essere bella in quanto scarna e funzionale.

Il Movimento Moderno con i vari Ludwig Mies Van der Rohe, Walter Gropius e Le Corbusier riscrive in un certo senso il concetto di bellezza e detta che in tutto il mondo dovrà diffondersi un’architettura senza decori, in cui la bellezza consiste nel rapporto diretto tra edificio e scopo, la nudità dei materiali e la scarna eleganza del sistema costruttivo.

La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica
Questo nuovo concetto di bellezza legato alla funzionalità e ai dettami del Movimento Moderno ha determinato la nascita di volumi dalle geometrie pure caratterizzati dal protagonismo del cemento armato e dalla predominanza del colore bianco, che si sono imposti in ogni parte del mondo indipendentemente dalla cultura architettonica del luogo, in campagna come in città, nelle residenze così come negli edifici pubblici. Questo stile prende il nome di International Style (Stile Internazionale), a sottolineare che avrebbe avuto motivo di diffondersi ovunque, indipendentemente dal contesto nazionale e culturale. Come forse si capirà dal tono della mia sintesi non amo in toto ciò che ha portato il Movimento Moderno nel mondo, ma parlerò approfonditamente di questo in un’altro articolo, quello che mi interessa raccontare adesso è che in un momento storico in cui andava diffondendosi la cultura della casa più o meno cubica e bianca, Wright risponde da subito con architetture diverse, non allineate con i dogmi prevalenti dell’intelligenza architettonica del momento. Wright propone, fin dall’inizi della sua attività, case moderne per le sue forme non tradizionali, ma non moderne nei termini dettati dalla scuola dell’Internazionale Style. Con le sue Prairie Houses (case nella prateria) dei primissimi del 900 apporta una vera e propria rivoluzione al linguaggio fino al quel momento neoclassico di villa americana.
La Casa sulla Cascata – Il bello di un’Architettura Organica

Ma la rivoluzione di linguaggio di Wright non si ispira a concetti astratti o che annullano il passato, ma agli stilemi dei luoghi e alle case tradizionali Vittoriane caratterizzate dal protagonismo delle falde del tetto e dei porticati come luogo di filtro tra interno ed esterno. Edifici bassi perfettamente inseriti nella natura circostante connotano un approccio meno funzionalista di Wright e più organico.

Wright negli anni riesce ad essere moderno e rivoluzionario pur prendendo le distanze dall’architettura razionale e funzionale del International Style e creando un nuovo concetto di Architettura:

l’Architettura Organica

intesa come un’architettura che promuove un’armonia tra l’uomo e la natura e tra l’uomo e l’ambiente costruito. Ogni aspetto, dai materiali del luogo, agli arredi in legno disegnati su misura, diventa parte di un un unico interconnesso organismo. L’interno e l’esterno dialogano attraverso la continuità dei materiali e la natura entra dalle finestre a tutta altezza.

Quindi un’Architettura che si ispira alla natura cogliendone il lato armonico e organico.

La Casa Kaufmann si presenta come un articolato intreccio di elementi in cemento, pietra e legno, con un corpo centrale dal quale si scagliano dirompenti come grandi braccia ramificate i terrazzi e tutti i piani orizzontali.

La Casa sulla Cascata è bella perchè sembra un grande albero della vita costruito dall’uomo sulle rocce prospicienti una cascata.

Mi ricorda la libertà e il brulicare di scorci visivi che abbiamo negli occhi quando da bambini si immagina una casa su un albero. Ma questa casa sulla cascata è più di una casa sull’albero. Questa è una casa che si fa roccia, si fa albero, si fa aggetto di rami possenti.

All’interno non si ha mai la sensazione di stare dentro delle stanze, il concetto di scatola di muri salta completamente, ma è tutto un gioco di piani aggrappati al nucleo in pietra contenente il camino, con gli ambienti che vi si svolgono tutto intorno e che sono disegnati dagli arredi stessi, dallo svolgimento delle vetrate che uniscono dal basso all’alto i vassoi a sbalzo dei terrazzi.

Alla macchina per abitare di LeCorbusier, Wright risponde con la casa organismo! Casa che allo stesso tempo ti protegge e ti fa affacciare sul bosco. Casa che ti avvolge e ti veste senza toglierti nulla della tua umanità.

Ad uno stile (quello Internazionale) che vuole seminare gli stessi cubi di cemento e vetro indistintamente dal Brasile all’India, dall’America alla ultra storicizzata Europa, Wright risponde con un’architettura che cerca di usare i materiali del luogo, le forme specifiche del luogo.

L’opera di Wright è bella, e fa di lui un maestro indiscusso del ‘900 perchè vuol creare un dialogo con ciò che la circonda, con ciò che rappresenta un immagine confidenziale con gli abitanti di quel luogo specifico e con i suoi paesaggi.

E così le architetture di Wright sono “non violente”, ma bensì accoglienti, rassicuranti, perchè là dove nascono mantengono un rapporto di confidenza con il luogo, la storia, le persone, i colori, gli immaginari, le memorie, i sapori…

Tra tutte la casa sulla cascata è forse la più bella e possibile, e non si deve pensare che questa architettura sia poi così lontana e non riguardi la cultura del nostro piccolo bel paese, perchè ci riguarda eccome.

La visione di Wright e dell’Architettura Organica fa parte anche della nostra storia
Infatti l’atteggiamento del maestro americano si può ritrovare in alcuni architetti italiani del dopoguerra.

Nei primi anni della ricostruzione l’Italia si è distinta a livello mondiale per un interpretazione dell’architettura moderna legata allo status quo dei luoghi in cui sorgeva.

Non un cambio drastico verso l’edificio che diventa “macchina per abitare” in acciaio, vetro e cemento, ma una reinterpretazione dei linguaggi tradizionali in chiave nuova, un uso dei materiali tradizionali accostati alle nuove frontiere del costruire, insomma un progresso più intelligente e vicino alle persone e all’ambiente piuttosto che alle ideologie.

I maestri di quel periodo portano il nome tra gli altri di Michelucci, Gamberini, De Carlo, Scarpa, Ricci e tanti, tanti altri. In quegli anni, dai 50 alla seconda meta dei 60, l’Italia insegna a fare architettura a tutto il mondo, proprio partendo da quel concetto di integrazione organica tra l’opera, il contesto e l’essere umano.

E in alcuni casi la vicinanza filosofica e artistica tra certe opere italiane e il maestro americano è davvero evidente come in quelle che vi presento qua sotto.

In tempi più recenti l’Architettura Organica si è rispecchiata nelle culture della bioclimatica, dell’architettura sostenibile o ecologica (la bio-architettura) che hanno maturato nuovi apporti specialistici. Questa ricerca però è da sempre ossatura portante dell’Architettura organica, che può essere definita come “madre” di tutte le architetture che tendono all’armonia tra tecnologia, natura e essere umano con la sua storia e le sue tradizioni specifiche.

Il dialogo con il paesaggio e il dialogo con la storia vincono sempre secondo me.

E quando devi fare una casa in un bosco della Pennsylvania, non puoi non fare una casa sull’albero.

Juri Favilli

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