Chi è nei miei panni sa benissimo di cosa parlo, che lo si chiami designer, interior designer o architetto…quando conosci qualcuno e questi ti chiede:
“tu invece che fai nella vita?”
e tu rispondi: “faccio il designer” oppure “faccio l’architetto”
…la reazione è quasi sempre la stessa:
“wow che bello…un lavoro creativo…sei fortunato!”
Poi ci sono quelli che “volevano fare l’architetto…o l’Interior Designer…anzi avrebbero dovuto proprio farlo…solo che poi la vita ti porta altrove”…
E’ indubbio però che sia un mestiere che incuriosisca, che riguardi un pò tutti, perchè chiunque dovrà prima o dopo sistemare una casa o uno spazio di lavoro.
Eppure credo che pochi sappiano veramente quello che si nasconde dietro questa disciplina creativa, cosa accade nel quotidiano e in che modo da un’idea, da una visione a occhi chiusi, si passi a qualcosa che si tocca, qualcosa che si attraversa, qualcosa che si vive.
Dopo anni di esperienza in materia di progettazione architettonica, ristrutturazione edilizia e design d’interni ho deciso di iniziare a scrivere questo blog che apre le porte della mia professione a chiunque voglia condividere con me quello che faccio come designer, cioè quello che succede quando sono in studio o altrove, e devo trovare delle soluzioni progettuali per esempio per una casa che sto disegnando…
Io sono un architetto laureato a Firenze, ma nel presentarmi vi dico che faccio il designer. Che significa? Qual’è la differenza?
Non uso questo termine perché fa più figo o perché ami gli inglesismi, anzi, sono ahimè fin troppo legato al nostro bel paese…
Lo uso perchè Designer significa Progettista, che è la sua traduzione in italiano, ma che è di fatto ormai anche il suo significato più globale.
E il progettista, se volessi provare a dare una definizione, è colui che trova una soluzione, risolve un problema in un modo che risulti poi interessante, affascinante, insomma bello!
Su questa affermazione ovviamente si apre il dibattito e la polemica su cos’è il bello, sul fatto che non sia definibile ecc…
Noi in realtà cercheremo di entrarci eccome nell’analizzare gli aspetti che determinano cosa possa significare “il bello”! Ma per ora mi limito a chiarire questa definizione dicendo che:
Questa è la mia personalissima definizione di designer…e non so se ricalchi definizioni simili… non ho controllato.
Ma sono certo che rimane un’ altra porzione di domanda rispetto a questo mio presentarmi come designer.
Perché non mi definisco semplicemente un architetto? Il mio timbro parla chiaro, mi firmo come architetto!
Molto spesso non uso per definirmi il termine architetto perchè penso, e sono quasi sicuro, che in questo momento storico in Italia, nell’immaginario comune usare la qualifica di architetto sia una definizione meno efficace per descrivere quello che faccio e come mi muovo.
Perchè c’è una tale deformazione di questa figura professionale nel suo bilanciarsi tra tecnico e artista, per la quale probabilmente esistono due tipi di prototipi umani nella mente delle persone quando si parla di un architetto, e correggetemi se sbaglio:
Il primo prototipo sono le grandi “Archistar”
…famose a livello mondiale, o almeno nazionale/regionale, insomma architetti noti… il nostro infinito Renzo Piano, il discusso “tra le nuvole” Massimiliano Fuxas, o il celebre Gehry del Guggehneim di Bilbao…e via altri…
Queste Archistar sono da una parte un pò figure mitologiche, inarrivabili, dall’altra un pò soggetti artistoidi eterei da prendere talvolta anche in giro (mi riferisco ovviamente al mitico Crozza con Fuffas)
Poi c’è l’altro prototipo, “l’Archi-non-star”
…l’architetto “non famoso” che è per la maggior parte degli italiani un tecnico che, se devi ristrutturare il tuo appartamento o farti una casa nuova, ha la facoltà, il timbro e quindi la licenza per riempire delle carte burocratiche, tra le quali ci sono i disegni che dichiarano le intenzioni della proprietà come ad esempio unire due stanze; il tutto allo scopo di avere dal comune gli agognati “permessi”…
Come a dire che stando basso 9 persone su 10 se non ci fossero questi permessi burocratici da assolvere, farebbero senza tecnico, magari di testa loro con l’aiuto di un bravo muratore!!! Dico male??? Ditemi quanti italiani non hanno questo sogno, farsi la casa da soli!
Quindi, nell’immaginario più comune l’architetto è per lo più un burocrate che fa un lavoro quasi identico a quello del geometra, un pò diverso da quello dell’ingegnere, e che quindi opera sostanzialmente come potrebbe fare un altro tecnico del mondo dell’edilizia, anche un perito edile, ma con delle aggravanti, costa di più (una volta forse, ormai è storia) e in vari casi è un pò troppo stravagante e ti propone roba strana…
l’architetto è un pò il frivolo del mondo dell’edilizia oggi come oggi, mondo dell’edilizia che per giunta è in crisi e quindi figurati se si può stare a gingillare con le idee estrose!
Ora…il punto è che spesso chi pensa questo c’ha pure ragione…ovviamente non dovrebbe essere vero, e non lo è, sto cavalcando il paradosso….ma se ci riflettiamo almeno in parte è un pò così.
Nel senso che se prendiamo la condotta media di uno studio tecnico piccolo o medio (e in Italia molti sono così) e chiediamo all’architetto di dirci:
quanto tempo della propria attività professionale passa a fare file in comune, risolvere beghe burocratiche, discutere con imprese, andare dall’avvocato, riempire modulistiche varie, e chi più ne ha più ne metta di attività quotidiane della professione,
e gli chiediamo invece:
quanto tempo passa a creare progetti, trovare una soluzione che risolva un problema di interior, un’altra che dia una nuova immagine a una facciata, a inventare degli elementi che svoltino la situazione di uno spazio privato o addirittura di uno spazio urbano…
beh qualunque architetto ti dirà che il rapporto del tempo è quasi sempre 90% a risolvere burocrazie e problemi d’ufficio, e 10% a creare progetti….”quando va bene!”, aggiungerà, “quando va bene…”
In questo senso mi viene più naturale dire che faccio il Designer piuttosto che l’Architetto…
In parte perchè mi occupo prevalentemente di’Interior Design e del “Tema della Casa” e scendo più spesso alla scala del dettaglio di un mobile su misura che non alla scala urbana… E poi perché come vedrete con il mio lavoro e il mio studio cerco tutti i giorni di ribaltare le proporzioni del mio operare:
…ovvero mi occupo per il 90% del mio tempo di creare progetti, e per il restante 10 % coordino altre figure che invece si occupano di risolvere aspetti burocratici, trattare con le amministrazioni, riempire moduli sempre più complessi, occuparsi di certificazioni, trattare su certi temi con le imprese e con gli aspetti più propriamente tecnici e impiantistici dei cantieri ecc…
Tutte componenti importantissime, difficilissime, fondamentali, sulla quale serve una competenza infinita, che mi ha fatto scegliere collaboratori che sono dei giganti in questo, ma tutte cose che non faccio io…mi muovo agli antipodi del “professionista tutto fare” che si occupa di “un pò di tutto”.
Io mi occupo di creare progetti, in studio, con a fianco i clienti e infine sul cantiere in termini di direzione tecnica e artistica…tra l’altro lo vedremo insieme, perché da oggi in poi ho deciso di condividerlo, raccontando l’intero processo di nascita di un’idea… raccontando l’importanza del progetto e della ricerca della bellezza.
Perché secondo me dalle Alpi alla Sicilia, nel cosiddetto regno della grande bellezza, a un certo punto ci siamo persi e abbiamo smesso di esigere il bello, quasi tutti, addetti ai lavori e non.
In Italia oggi come non mai serve che si ritorni a parlare veramente di progettazione, di inventare soluzioni che migliorino la vita delle persone, lavorando ad esempio sulla cura estetica e funzionale delle loro case o dei loro luoghi di lavoro!
Quindi da una parte parleremo di filosofia progettuale, massimi sistemi direbbe qualcuno, ma non lo sono affatto, non si riesce a credere quanto possa incidere una buona idea sulla nostra vita quotidiana…
Dall’altra cercheremo di ristabilire ordine sugli aspetti pratici del farsi o rifarsi casa, senza incappare in fregature e negligenze, assurdi ritardi, senza spendere più del dovuto e quindi in generale cercando di capire prima quali sono i presupposti per vivere l’avventura, per esempio di una ristrutturazione, senza magari precipitare in un esaurimento nervoso… perchè ci sono i modi e ve ne parlerò!
Dai si incomincia!
Juri Favilli
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