Questo soggiorno moderno è un altro esempio chiaro di cosa possiamo intendere con “Interior Design Sartoriale“, perchè in questo caso tutti i mobili sono letteralmente cuciti sulle pareti perimetrali della casa, fruttandone la massima altezza e potendo così ridurre la profondità. Ne deriva un’enorme quantità di spazio contenitivo e un linguaggio di Design che si plasma su di voi e sulle caratteristiche di casa vostra. Non troverete in giro un mobile uguale al vostro. Vi racconto come è nata questo Interno.
Luciana, Giovanni e il figlio Matteo, si erano da alcuni mesi trasferiti in una graziosa villetta multifamiliare nel cuore della campagna brianzola.
Per motivi logistici da quando vivevano lì non avevano ancora affrontato il problema della zona giorno che risultava essere organizzata con un profondo living, culminante nella cucina, allestito con mobili di risulta e con soluzioni temporanee.
In quel periodo stavo progettando la casa della sorella di Luciana, fu così che mi conobbero e che entusiasti del mio operato decisero che era giunto il momento di sedersi a fianco di un Interior Designer per dare una svolta e una personalità ai loro ambienti di vita; ed io ero felice di poterli aiutare.
La casa si sviluppava tutta quanta al piano terra, ed entrando dal portoncino d’ingresso posto a nord del complesso, si apriva una zona giorno lunga e un pò stretta, con le porte finestre poste sul lato opposto dell’open space, dove trovava spazio, appena riparata, la cucina con l’adiacente zona pranzo.
La consistente profondità dell’intero ambiente faceva si che la zona d’ingresso e del soggiorno risultasse un pò buia e priva di caratterizzazioni spaziali, una sorta di angolo di risulta da valorizzare e questo era uno dei primi e più importanti problemi da risolvere.
Invece dalla parte opposta la cucina e l’area per il tavolo da pranzo si affacciavano attraverso due luminose porte finestre, rivolte a sud, su un comodo e prezioso giardino.
Come detto nell’introduzione, a parte la cucina, tutto il resto degli arredi era un collage di vecchi mobili portati dal passato, assemblati in modo temporaneo, ma che rivelavano una caratteristica di cui tenere conto nel progetto d’interni:
una enorme necessità di contenimento!
Questo era il classico caso in cui si potrebbe pensare che il progettista sia stato chiamato quando tutto sommato era troppo tardi…
…insomma mancavano alcune cose, qualche mobile si direbbe, gli elementi illuminanti, ma si doveva fare i conti con quello che c’era e si sarebbe potuto pensare:
<<certo non si possono fare i miracoli!…>>
…infatti non serviva un miracolo, come sempre serviva solo un progetto!
La condizione numero 1 richiesta dalla proprietà fu:
“preferiremmo non si distruggesse nulla di quello che è stato fatto finora a livello di opere murarie, ne che siano fatte tracce nei muri per spostare i punti luce, e neanche pensare di cambiare un battiscopa…”
ok era chiaro, dovevo andare solo in addizione, inglobando quello che trovavo.
La condizione numero 2 me la sono data da solo:
“portare luce e personalità spaziale e compositiva nella zona d’ingresso e dei divani del soggiorno, insomma nella zona che ti accoglie quando si entra.”
Infatti la zona finale del living, rivolta a sud, risultava molto luminosa con ben due ampie porte-finestre, ma nell’ingresso sul lato opposto, a nord, la luce naturale faticava ad arrivare, e ci andava portata, letteralmente…
Così ho progettato una parete attrezzata laccata bianca che corresse lungo tutto il muro est dell’appartamento, che avrebbe risolto da sola una discreta serie di problemi e funzioni:
Ma analizziamo il progetto zona per zona.
Appena entrati vediamo svolgersi sulla nostra sinistra un tema che veste a tutta altezza la parete principale per tutti gli otto metri della zona giorno.
Questo tema è un’architettura d’interni sartoriale scandita da episodi che ne determinano il ritmo compositivo e l’uso funzionale zona per zona.
Nella parte lunga della parete attrezzata troviamo un alternarsi di pieni e di vuoti, dove un sistema di sportellature incornicia tre grandi nicchie a sviluppo orizzontale e tre tagli verticali diventano delle librerie retroilluminate che scandiscono il ritmo di tutta la composizione, quasi dividendo virtualmente l’ambito soggiorno, da quello zona pranzo/cucina.
Nella parte corta della parete attrezzata invece vediamo una prevalenza di elementi verticali pieni e vuoti. I pieni sono colonne contenitive, delle quali l’ultima costituisce un comodo guardaroba per gli ospiti. I vuoti invece sono caratterizzati dalla presenza di mensole e da una retroilluminazione di grande effetto.
La luce e le mensole separano con leggerezza i volumi delle colonne a tutta altezza, un pò come un mobile che si smaterializza.
In fase di progetto preliminare avevamo ipotizzato l’arrivo di un grande divano unico, che avrebbe lasciato in vista la libreria del lato d’ingresso, ma per il momento sono stati mantenuti i due divani che la famiglia già possedeva.
Sulla parete lasciata libera dai mobili trovano spazio una luce lineare realizzata su misura che illumina l’ambiente, e un grande quadro posizionato proprio sotto di essa.
Come abbiamo detto la grande parete contenitiva si sviluppa dall’ingresso fino alla parte opposta, dove in prossimità del tavolo troviamo una sola grande nicchia che ha sotto di se una serie di volumi bassi che ospitano una credenza e sopra il vuoto, una serie di sportellature con proporzioni che possono ricordare dei pensili.
Questo gioco fa si che la parte finale della grande parete attrezzata rusulti, come l’ha definita il proprietario di casa Gianni, “cucina-oriented” (ovvero con un’aspetto che ricorda e dialoga con la cucina, che ha basi e pensili).
Di fronte alla zona di lavoro della cucina ho progettato una elemento tanto amato dai cuochi: la penisola per la lavorazione dei cibi, con ante e cassetti, che ha come top un bel piano in quarzite, comodo per lavorare, tagliare e preparare i piatti in procinto di essere serviti sul tavolo appena sotto.
Il tavolo adiacente si incastra compositivamente e letteralmente con la penisola stessa, in un gioco di volumi divertente.
Lo stesso identico gioco d’incastro che si determina tra tavolo e penisola è riproposto specularmente sul soffitto attraverso un ribassamento decorativo che diventa inoltre il sistema di illuminazione a faretti dell’area pranzo.
il tavolo a sbalzo…
Il tavolo con piano in legno grigio spazzolato si presenta con una solo gamba decentrata che dialoga in bianco con il lato corto della penisola.
Il piano sembra sorreggersi così asimmetricamente proprio grazie all’incastro con il volume della penisola oltre che per la piastra in acciaio che lo stabilizza a terra. Ma è solo un gioco compositivo e percettivo, perchè, come vedremo, questo tavolo si regge eccome da solo, anche quando non si appoggia alla penisola.
Infatti la posizione del tavolo con incastro nella penisola, è la configurazione che il living avrà nella vita di tutti i giorni. In questa posizione può comunque ospitare fino a sei persone comodamente, e nel presentarsi di traverso, offre il suo lato migliore a chi arriva dall’ingresso.
Ma la famiglia Confalonieri ama ritrovarsi in molti fra amici, parenti, nipotini e amici dei nipotini, e allora come fare con uno spazio non poi così grande?
Il tavolo può ruotare sulla posizione del capotavola e girarsi di 90°, trovandosi parallelo rispetto allo sviluppo del living e in questa posizione “libera” vedremo svettare il comodo e spettacolare sbalzo asimmetrico che accoglie fino a otto persone…
E non è finita qui… il tutto può allungarsi a estrazione di altri due moduli, e ospitare fino a dodici persone. Tutto sempre a sbalzo su una gamba per giunta decentrata, ma parlerò più nel dettaglio di questo insolito tavolo in un articolo a lui dedicato.
Quindi senza dover aggiungere altri tavoli o caprette, si passa con una semplice rotazione e allungo da sei a dodici posti, senza penalizzare in alcun modo la funzionalità degli spazi.
Non poca cosa per un’area living-pranzo di dimensioni contenute.
Questo progetto, come ho detto all’inizio, ha un valore simbolico per il tipo di intervento svolto; e per spiegarlo vi faccio una breve premessa:
In caso di lottizzazioni di appartamenti ex-novo, non si dovrebbe mai separare del tutto lo studio del progetto architettonico dell’involucro di una casa dal progetto di Architettura d’Interni.
Diventa molto condizionante se prima l’Impresa e il Tecnico, che ha realizzato il “progetto architettonico degli esterni”, giungono ad un certo tipo di distribuzione delle stanze, e di scelte legate agli impianti, interruttori, punti luce e altro… e poi solo successivamente si decide di rivolgersi ad un Interior Designer per l’Architettura d’Interni, per l’arredamento, i decori, le finiture, lo studio dell’illuminazione, ecc…
La casa dovrebbe nascere il più possibile organicamente e con considerazioni globali dalla stessa mano o almeno con il preciso indirizzo in opera del Progettista d’Interni che deve cercare di prevedere in anticipo tutta una serie di aspetti che incidono notevolmente nel progetto d’interni, quali: la posizione e la dimensione delle stanze, la posizione di scarichi e adduzioni, e punti luce, e i frutti per prese e interruttori, e le scatole a muro dei collettori, ecc… solo per citare i principali.
Invece non accade quasi mai così…
Questo che abbiamo appena visto era il caso appunto di un’abitazione finita e consegnata pochi mesi prima, in cui tutto ciò che ho detto sopra era già stato stabilito:
taglio delle stanze, punti luce, insomma tutto, e non si poteva (giustamente) ripartire a demolire quà e là e dunque si è dovuto fare lo sforzo di fare un progetto che si adattasse ai punti fermi, cercando di non farsi ingabbiare da questi ultimi.
In questi casi non devi chiederti:
<<cosa avrei fatto se avessi potuto metterci le mani fin dalla fase di cantiere, almeno sui muri non portanti e sull’impianto di illuminazione??>>… questa domanda può solo frustrarti e non serve a nulla.
In questi casi devi guardare lo spazio che si presenta di fronte e fare il miglior progetto per accontentare i tuoi clienti, rispondere alle loro esigenze, dare una personalità a case che spesso come involucro edilizio, soprattutto all’interno non hanno una caratterizzazione spiccata.
In questi casi va detto che non è facile, ma è proprio quando non è facile che può essere di grande aiuto un Progettista. No?
Juri Favilli
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